Quando sembra tutto normale ma poi c’è quel particolare che: kind of magic. Quando ti affacci alla finestra e vedi il solito paesaggio, ma poi laggiù in lontananza c’è un dettaglio che: kind of magic. Quando un disegno si trasforma in parole e viceversa: kind of magic.
Un
tipo di incantesimo quotidiano che nasce dai discorsi di due amiche - di fronte
a interminabili caffè - che hanno scoperto di vedere il mondo all’incirca allo
stesso modo: kind of magic!
E
insomma quelle amiche siamo noi, Ilaria Urbinati e io. E da oggi in poi kind
of magic sarà la nostra nuova rubrica “a blog unificati” con illustrazioni raccontate e racconti
illustrati: speriamo vi piaccia e vi regali un po’ di sogni a occhi aperti.
Qui, il blog di Ilaria!
Quel
pomeriggio giravo in lungo e in largo senza sosta, ero nervosa. Mi annoiavo
parecchio. E così ho deciso, ma non l’ho proprio deciso, di scappare di casa.
Non proprio scappare, anzi. Di fare una specie di passeggiata nel mondo, ecco,
qualcosa del genere. Non era ancora primavera, ma neanche inverno: l’aria era
tiepida e accogliente. La luce brillava forte nel cielo: erano appena le
quattro. Nessuno si sarebbe accorto di me a quell’ora. Tutti impegnati nelle
loro occupazioni. Pensavo di potercela fare da sola, a esplorare la mia città.
Il giardino di casa è bello, so di essere anche privilegiata: non lo nego, però
è così strano uscire, è la tentazione che sento tutte le volte: questa mia vita
un po’ da reclusa!
E io
ormai l’età per esplorare là fuori ce l’ho, o almeno così credevo, ne ero
sicura, convinta. Ho fatto un passo e già il viaggio incominciava. Sono piccola
e leggera: mi sono infilata tra le assi del selciato. Però invece subito mi ha
travolta un autobus giallo. Non scherzo. Sopravvivere è stato un miracolo. E lì
ho iniziato ad aver paura. Poco dopo, mi sono rifugiata in un giardino. Una
bambina mi voleva tirare un calcio dall’altalena, mi ha presa di mira, non le
sono piaciuta fin dal primo momento. Eppure che cos’ho che non va? Ancora
adesso me lo chiedo, non ho capito il suo gesto di rabbia così estremo.
E
infine la fame: chi l’avrebbe mai detto che potevo rimpiangere la solita
merenda a base di frutta e verdura di casa mia? Una fame cieca e violenta.
Stavo per svenire, quando alla fine, sotto una panchina, ho trovato qualcosa da
mordere. A quel punto anche la mia vista era annebbiata.
Solo:
non avevo capito che quello che stavo divorando era un paio di scarpe. Le
scarpe di una signorina. Poco più di una bambina anzi, avrà dodici anni a guardarla
da vicino. Non di più comunque. Una ragazzina, ecco. Silenziosa, gentile. Si
era seduta un secondo per riposare, e io le ho portato via le scarpe. Come ho
fatto? Se ci penso, un po’ mi vergogno. Poi mi ha presa e mi ha fatta sedere
vicino a lei. Mi ha guardata con una dolcezza che non conoscevo. Potrà sembrare
strano, ma adesso, in questo momento, non mi sento poi così male. Siamo qui
insieme alla fermata, penso che diventeremo amiche. Aspettiamo qualcuno che ci
riporti a casa
8 commenti:
ma che bella iniziativa!! :) mi piace mi piace mi piace!
@coccinella: sono contenta che ti piaccia!!! Grazie grazie!! :)
Sono capitata per caso su questo blog..il richiamo delle parole tazzina e caffè era troppo forte :) complimenti very nice!ti leggerò!
@Zia Cin: benvenuta :) e grazie e buon caffè + lettura!!
ciao, veramente una bella idea ... vi seguirò, sono curiosa.
ciao
@vania: grazieeee mi fa davvero molto piacere, e spero anche a Ilaria :)
Brava Noemi, una buona idea che coinvolge!
E bravissima Ilaria, questa illustrazione mi piace tanto!
Continuerò a seguirvi...
Grazia
@towritedown: grazie mille!!! Da parte di tutte e due :)
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