La giornata di ieri comincia con un caffè doppio e l'oroscopo del giorno by l'hotel.
Considerate le gioie e i dolori dell'essere del segno del leone, il primo appuntamento qui a Pordenonelegge è stato con Marcello Fois.
Fois.
Il suo intervento faceva parte del ciclo di incontri Mappe dei Sentimenti, e a lui competeva parlare dell'Inquietudine. In verità, la sua si è rivelata una straordinaria lectio magistralis di cui ho fatto un parziale resoconto su twitter, come @tazzinadi. Dico parziale, perché ieri mattima ho sperimentato, ascoltando questo scrittore parlare, un senso di ineffabile legato all'incanto dell'ascolto di qualcosa di importante e profondo. Quella che in gergo si potrebbe definire "intwittabilità". C'è un punto in cui in effetti in certi momenti si rimane a bocca a perta, e le energie sono tutte concentrate ad ascoltare e ad apprendere, non c'è possibilità di digitare tutto. In effetti, è stata una lezione piena di grazia.
Fois ha citato, per la gioia di tutti, anche Calvino. Considerando che il noto concetto da lui introdotto di leggerezza, in verità rivelava un profondo senso di fatica, di inquietudine, che però dalle pagine di Calvino scompare completamente, dal momento che lui sta sul foglio, diceva Fois, come Yuri Chechi sugli anelli. Spaziando da Conrad a Kafka a Pirandello, ha regalato spunti di saggezza e uno sguardo tondo sugli scrittori contemporanei, e la loro presunzione. Inoltrandosi in una critica pertinente all'uso troppo narcisistico dell'autofiction, a dispetto della tradizione e del respiro che spetterebbe al romanzo e alle sue valenze. "Dovremmo" diceva "pretendere dallo scrittore la stessa competenza che chiediamo al nostro cardiologo". A ben pensarci, ha proprio ragione. E considerare che a contare non sono 15 minuti di notorietà, ma 15 secoli di valore. Noi non sappiamo chi sarà davvero rilevante per la storia della letteratura, non possiamo saperlo davvero. Sappiamo solo che se si rinuncia a cambiare il mondo si rinuncia alla scrittura.
San Francesco. |
Cestini di cuori. |
Dopo un pranzo a dire poco interessante, dal momento che una mia cara amica, per salvarmi la vita da una vespa si è sbilanciata dalla sedia crollando quasi tra le braccia di un notissimo autore italiano contemporaneo (no, amici, non è questa la sede per il gossip editoriale, non farò nomi né cognomi).
Il secondo incontro, puntualissimo come tutti qui a Pordenone è stato con:
Andrea Carandini.
Questo compunto signore di verde vestito è il presidente del FAI - Fondo Ambiente Italiano.
Presentato dal giornalista Paolo Conti, Carandini, prendendo spunto dal ibro Tutta questa bellezza di Renato Bazzoni sul temi della tutela del patrimonio artistico e naturale, ha spaziato raccontando la sua esperienza al FAI. Anche di questo ho raccontato su twitter in diretta. Posso solo aggiungere che questa ora fitta di parole è stata illuminante per una indagine sul presente, sui problemi e le risorse della cura del territorio italiano e sulle prospettive future. Serio, fulminante.
Terzo appuntamento, sempre nel Convento di San Francesco, è stato con:
Valeria Parrella.
Lei ha letto un suo racconto, in relazione al tema dell'amore. L'Amore. La gente era visibilmente in attesa di qualcosa. Una risposta sul tema dell'amore. Invece lei si è messa lì e ha letto integralmente il racconto, senza commentarlo. Una scelta coraggiosa, ardita. Ne ho colto le intenzioni. E in effetti il racconto ha incantato tutti. Quanto a me, mi sono anche commossa fino alle lacrime, per una certa identificazione con la protagonista. Però, però... avrei preferito qualche parola alla fine. Il racconto non parlava da solo, non era di quelli di Flannery O'Connor ad esempio - che probabilmente era Dio in persona a dettarglieli e non hanno bisogno di altro. Questo racconto invece era un po' più terreno, e avrei apprezzato una considerazione in più. Essendo molto spiritoso in alcuni punti, si prestava alla chiacchierata con il publico.
Infine. Amici, non so come dirvi di questa serata, ma faccio del mio meglio.
Fabrizio Gifuni.
Ha proposto una lezione/spettacolo su Gadda. Stralci di un suo lungo e articolato lavoro di ricerca di analogie tra Gadda e il personaggio di Amleto. Ha letto, ha recitato e ha spiegato con una generosità e un talento fuori dal comune. Letture dolorosissime. Dai Diari di guerra e di prigionia, da Quer pasticciaccio brutto de Via Merulana e altro ancora. Gifuni diventava Gadda, nella voce, nello spirtito. Da tempo lo studia e se ne occupa. Gadda che si vestiva sempre di scuro, che chiedeva sempre scusa a tutti. Gadda esilarante in un racconto giovanile che si intitola Teatro e ha fatto morire tutti dalle risate, Gadda pieno di rabbia, di nervoso. Gadda teso, Gadda timido. Un link interessante, che ha citato lo stesso Gifuni sul palco, è qui. Ma c'è stato tanto altro, tanto davvero. La gente in piedi ad applaudire. Vorrei poter raccontare di più, ma scappo a un appuntamento su Spoon River, che sono già in ritardo. Oh yea.
1 commento:
Ciao Noemi!
Sono felice che tazzina-di-caffè blog sia ripartito (mi mancava!).
Sono felice che ci racconti dei tuoi eventi a Pordenone (così possiamo esserci anche noi!).
Sono felice perché facendo così, dai la carica anche a me per andare avanti!
Un bacio cara Noemi!
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