lunedì 6 febbraio 2017

Poetry Cafè



Torna una delle rubriche nuove e al tempo stesso vintage di questo blog. Una poesia per cominciare bene la giornata (anche se è già mezzogiorno!). Questo lunedì ho ripreso dalla mia libreria questa poetessa americana di inizio Novecento (nata l'8 febbraio 1911). 

Una poesia sulla "buona creanza" o per meglio dire uno spiraglio sui valori "di una volta" espressi dai ricordi di una bambina legati al nonno. 



La buona creanza

Per una bambina del 1918

Il nonno mi disse,
seduti a cassetta:
"Non ti scordare mai di salutare
chiunque incontri, dammi retta".

Incontrammo uno sconosciuto a piedi.
Il nonno si tocco il cappello col frustino.
"Buongiorno, signore. Buongiorno. Bella giornata".
L'ho detto e ho fatto un inchino.

Poi raggiungemmo un giovane del posto
con la sua cornacchia addomesticata sulla spalla.
"Offri sempre un passaggio a tutti;
non dimenticarlo quando sarai grande"

disse il nonno. E così Willy
salì con noi, ma la cornacchia
volò via con un gran "Gra!". Mi preoccupai.
Come faceva a sapere dove andare?

Ma volava un pezzetto alla volta
da un palo all'altro della staccionata:
e a ogni fischio di Willy rispondeva.
"Bell'uccello" disse il nonno

"e ben addestrato. Vedi, risponde
a tono quando gli si parla.
Il che è buona creanza, uomo o bestia.
Badate bene di farlo anche voi due".

Quando passavano le automobili,
la polvere nascondeva il volto della gente,
ma noi a gridare:"Buongiorno! Buongiorno!
Bella giornata!" con voce squillante.

Una volta arrivati sotto Hustler Hill.
il nonno disse che la cavalla era stanca,
così scendemmo tutti, proseguendo a piedi,
come esigeva la buona creanza.


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