lunedì 16 giugno 2008

Oggi.

Oggi ho capito che sono dentro qualcosa di più grande di me. Che veleggio senza vela sulla mia barca di legno. Piccola e senza remi. Senza cartina, senza timone. A pochi centimetri dall'abisso del mare e a faccia a faccia con i raggi alti del sole. Del tragitto appena trascorso, ho perso la memoria. Della direzione, ho perso la visione lucida. Ho tutto il mondo per me, e ci sono dentro. Eppure mi manca tutto. Sono nel punto più in centro, più in fondo, più dentro qualsiasi avventura abbia mai vissuto o immaginato. Eppure ho nostalgia della sicurezza della Terra, che non conosco, che non ricordo. Sono un vetrino levigato e azzurro che si rotola nell'onda, sono un gabbiano bianco che non si posa. Ho tutto lo spazio del mare, ma mi manca il respiro concreto degli alberi saldi sulla spiaggia. Mi sembra di aver perso il controllo di tutto, di aver rinunciato a disegnare una traiettoria in cui muovermi normalmente. Oggi ho proprio capito che sono completamente preda degli eventi. Che non l'ho scelta io questa posizione in mezzo al mare da sola su questa barchetta impropria. Eppure mi ci sono legata con le corde e la sera mi ci accuccio dentro a dormire. Ho capito che tutto questo è più grande di me. Che questa barchetta mi fa piangere e mi tiene in vita sopra il mare sotto il cielo. Che per questa barchetta, per queste corde io vivo e mi procuro da mangiare. Ho capito che non lo volevo, di ritrovarmi qui adesso. Eppure ci rimango. Mi tengo la paura forte la notte. E mi consolo un po' alla luce del mattino.

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