domenica 12 ottobre 2008

Filippo/6.

Era senza ombra di dubbio il momento di parlare. Ma Celeste non riusciva. Un'ondata spaventosa di senso di colpa la stava opprimendo come la più potente delle crisi asmatiche. Senso di colpa per essersi distratta. Per aver tergiversato. Per aver ceduto alle fantasticherie invece di restare lucida. Troppo spesso le capitavano simili perdite di controllo, simili cali di attenzione. Tuttavia capiva che era inevitabile, non poteva farne a meno. La superficialità la stava portando a estreme conseguenze, cui non sapeva più riparare. Era iniziato tutto con semplici sbadataggini: le chiavi cadute nel tombino, il bicchiere di vino rovesciato, il dito pinzato nella porta. Poi era incominciata l'amnesia dei nomi di persona, seguita dalle strane vertigini nel salire le scale. Continuava a rinviare la visita da un bravo specialista. Credeva di potercela fare, ti poter tirare la corda, di ingannare così maldestramente il tempo, la vita che sembrava eterna. Sapeva di sbagliare, ma non immaginava fino a che punto. E ora che si ritrovava davanti all'armadio di Filippo, ora di colpo una doccia fredda l'aveva risvegliata dal sonno e dal torpore dell'indolenza. Ma forse era troppo tardi.
[Continua...]

2 commenti:

Sara Giorgia ha detto...

Ma cosa ci sarà mai in questo armadiaccio... Voglio saperlooooo!!!

Bacissss

noemi ha detto...

bè: secondo il comune sentire dovrebbe esserci uno scheletro. Che paura...