sabato 28 febbraio 2009

Teledipendenza.

Capita anche a voi? Se so che inizia Un Posto al Sole, sono contenta. Il lunedì che c'è X Factor, mi preparo in anticipo. Poi c'è Piroso su la 7, poi Mai dire Grande Fratello e via così...

Proprio adesso che si preannuncia la fine della TV per come l'abbiamo conosciuta noi, la fine del "chiaro", riscopro il più antico e infantile degli amori. Quante ore passate in suo compagnia, quando stavamo male da bambini. Che bello vedere i Puffi che correvano di qua e di là nel villaggio a braccia tese. E Bim Bum Bam, e i Robinson? I più lontani ricordi che riaffiorano. Non rinnego tutto quel magico tempo davanti alla TV. Anzi.

mercoledì 25 febbraio 2009

No No No.

No al "sano" cinismo. No alla "sana" aggressività. No alla "sana" cattiveria. No alla "sana" competizione. No al "sano" egoismo. No al "sano" orgoglio. No alla "sana" invidia. Oggettivamente, cosa c'è di sano in queste cose? Come è successo che il mondo deve andare avanti sempre tramite questi mezzucci? Quando è successo e chi l'ha deciso? I say No No No.


lunedì 23 febbraio 2009

Forza sovrannaturale!

Nel mezzo di un'apparente normalità, di un'apparente tranquillità apparente, ecco che arriva il panico, il dolore, il senso di esplosione di ogni certezza, il nostro pianto quotidiano. Allora io chiedo e spero e sogno che una forza sovrannaturale buona arrivi all'improvviso per magia, per regalo e arrivi qui a estirpare alla radice questo male quotidiano che si è impossessato di mia mamma e di me e della mia famiglia. Che arrivi senza altre nuovissime troppe insostenibili fatiche mie o loro, che arrivi senza brutte sorprese.

Mi sveglio ogni giorno e aspetto il resto delle "mazzate" che la vita vuole ancora riservarmi. Che mi tolga, menando forte, le poche cose che mi restano. Le aspetto, queste botte, simili a quelle già prese, da un momento all'altro, come sono sempre arrivate, spietate avverse alla mia volontà, ai miei desideri, alle mie aspettative, anche le più deboli, anche le meno pretenziose.

Vorrei invece allora adesso che questa potenza buona sovrannaturale mi sorridesse, sorridesse luminosamente proprio a me, a me direttamente in faccia, senza contraccolpi, senza prezzi troppo alti da pagare. Che mi sciogliesse dalle catene in cui vivo incatenata, che mi regalasse UN MILIONE per comprare la salute di mia madre, la pace di mio padre, che mi regalasse la possibilità realistica di un futuro, di un resto di vita vera, a pieno diritto, in prima persona, veramente veramente veramente per me. E che sia tutto vero, e tutto indirizzato proprio a me, proprio veramente a me, non per merito, ma per regalo veramente per me.

Oscar.

Oscar a Kate Winslet per The Reader come migliore attrice protagonista. Meritatissimo!

domenica 22 febbraio 2009

The Reader.

Un film che dimostra dove può portare la vergogna. Un film che tocca un tasto dolente. Questa foto ne coglie secondo me l'essenza. La faccia di Hanna (Kate Winslet veramente brava) e la faccia del ragazzo Michael (chiaro come l'innocenza) spiegano ciò che non si può dire a parole. Lei potrebbe essere a un passo dalla normalità, dalla dignità che contraddistingue le persone istruite e che determina spesso il libero arbitrio e il senso di responsabilità. E invece no, è analfabeta. Non sa scrivere, non sa leggere. Ma è bella, e solo quel poco di bellezza che le resta prima di finire le serve ad afferrare ciò che le manca da tutta la vita: la scrittura. Si chiama Hanna, che suona come Anna Frank e Hanna Arendt, ma è solo una qualunque hanna schmitz, per cui si è a un passo dal provare pena ma nei cui occhi spenti balenano troppo spesso lampi di rabbiosa ottusità. Lui ha 15 anni, non sa nulla della vita, del dolore, della colpa, dell'orgoglio. Ma sa leggere, sa scrivere, ha tanti libri, va a scuola. A quell'età e con quello spirito vuole scoprire il mondo che c'è fuori dalla sua casa borghese e noiosa. La miseria umana e la potenza dell'amore si incontrano in un punto di non ritorno e nel mistero assoluto delle parole.

sabato 21 febbraio 2009

Mai raccontare i sogni/8.

Questa notte ho sognato che mia mamma era cieca. E tutti mi capivano. Invece, nella realtà, mia mamma è afasica, ed è molto più difficile spiegare cos'è. Le persone afasiche vedono benissimo ma non riescono più a parlare e a capire le parole come prima. Ma non sono sorde e non sono mute. Tanto è complicata da capire l'afasia, tanto è diffusa.

http://it.wikipedia.org/wiki/Afasia

Illuminazioni vaghe.

"D’altro canto, pensandoci bene, l’essenza del romanzo è proprio quella di offrire illuminazioni vaghe. A differenza di tutti i modi in cui è possibile servirsi del linguaggio, i romanzi non brillano mai di luce propria ed esclusiva. I testi filosofici brillano di verità, quelli di storia brillano di passato, le poesie brillano di assoluto, i reportage brillano di realtà. I romanzi invece, se e quando brillano, lo fanno a tratti e di una luce riflessa, una luce che è tutto e niente, che una volta è quella della verità filosofica e un’altra è quella dell’assoluto poetico. È così che funziona perché il racconto impone un uso pratico e prosaico del linguaggio; bisogna descrivere, incastrare eventi, individuare dettagli, spendere un mucchio di energie per definire cose tutt’altro che elevate, e quando finalmente giunge il momento di una frase o una parola illuminanti, può essere che ciò avvenga dopo pagine e pagine di parole e frasi opache. La luce di cui brillano a tratti i romanzi è qualcosa di estraneo al placido scorrere della prosa; è simile alla luce degli abbaglianti di un’auto che improvvisamente ci si para davanti nella corsia opposta e allo stesso modo in cui quei fari ci costringono per un attimo a chiudere gli occhi, così lo sfarfallio di una certa frase ci obbliga per un attimo a sospendere la lettura".

(Tommaso Pincio)

Illuminazioni.

Questa notte alle due spaccate il mio cellulare si è illuminato di colpo, senza produrre alcun suono, senza alcuna motivazione plausibile. Nessun messaggio, nessuna chiamata persa. Solo così, per ricordarmi quanto è inquietante la vita.

venerdì 20 febbraio 2009

Scene della Torino inquietante/4.

In una via minuscola di Borgo San Paolo oggi pomeriggio una donna e un uomo più o meno della stessa età, una quarantina, camminavano l'uno trascinando l'altra. Lei aveva una voce stridula e malconcia e diceva ad alto volume:

- Lasciami ancora un po' fuooooriiiii.

E le si rovinava il rossetto.

- No Letizia. Ho detto di no.

Rispondeva lui tirandole il braccio come un guinzaglio.

Ma chi erano? Ma che brutta situazione.

Cose dell'altro mondo.

http://torino.repubblica.it/dettaglio/cosi-diventai-lo-schiavo-di-soria/1593237

Non c'è proprio tregua e queste notizie sul Grinzane si susseguono senza sosta e scoperchiano una voragine che ha davvero dell'incredibile. Io ricordo punzecchiature un po' moleste ma non avrei mai potuto immaginare che si potesse arrivare a tanto.

Ad esempio, nel mio periodo di stage, mi è capitato di voler andare a trovare una persona ricoverata all'ospedale. Allora avevo chiesto qualche ora di permesso (considerato che lo stage era gratuito contavo di potermelo permettere). Per poter usufruire di tale permesso mi era stato chiesto di spiegare i dettagli della mia visita e di telefonare lì su due piedi alla segreteria dell'ospedale per sapere gli orari esatti. E va bene. Altri episodi li ho raccontati in questo blog. E va bene. Erano cose sgradevoli, fisse assurde, il gioco del gatto con il topo, ho visto che l'atmosfera era quella per quasi tutti quelli del mio livello di stagista (naturalmente gli amici importanti ricevevano complimenti e rose rosse) e allora sono scappata. Ma pensavo si fermasse tutto lì. A fastidiose angherie d'altri tempi. Mai avrei immaginato che in quelle stesse stanze, alcuni anni dopo, a un ragazzo della mia età sarebbe stato richiesto addirittura di ingerire rifiuti e cibi scaduti. A un ragazzo induista, la carne rossa. Nel mio caso pensavo di essere io la debole, di essere incapace di affrontare il duro mondo del lavoro. Ma nel caso di quel ragazzo: quali sono le sue colpe, quali le sue responsabilità?

Allora vorrei dire una cosa: troppe volte mi è capitato di percepire una gran confusione nei discorsi delle persone più ricche e colte. Molte di queste sono convinte che le persone che svolgono mansioni di servizio, "umili", siano anche irrimediabilmente stupide. Mi è capitato di sentir dire, ad esempio, che una certa donna "meritasse" di fare la cameriera. O di ascoltare deduzioni hegeliane del tipo: "è stupida, non è un caso che fa la cameriera". Così, queste persone ricche e colte sono sicure che "l'omino delle consegne" è stupido, non capisce, "la donna delle pulizie" è stupida, non capisce. "Il cameriere" è stupido, non capisce. In definitiva, secondo queste persone ricche e colte, le classi lavorative meno abbienti sono composte esclusivamente da idioti. Certo, la stupidità è sempre dietro l'angolo, ma secondo me è ben distribuita trasversalmente in ogni singola classe sociale.

E infatti, vorrei rivelare uno sconvolgente segreto di pulcinella: occhio! Quei lavoratori sono esseri umani come voi. A volte sono persone stupide ma molto spesso sono persone intelligenti, colte, sensibili e degne di rispetto come voi. Non sempre è il merito a portarle a svolgere compiti di servizio. Spesso è il caso, la necessità. Altre volte può essere una scelta di vita. Secondo me per lo stesso principio ci sono molti modi per esercitare il potere. Che bello vedere un capo, un direttore, un presidente, un professore illuminato, educato e capace di dare e ricevere rispetto con autorevolezza e senza prevaricazione. Non servono le minacce per far lavorare i dipendenti, serve di più l'esempio.

E a proposito di minacce: ho letto sulla Stampa di oggi che il ragazzo che ha denunciato Soria ha paura di ritorsioni e per questo vive fuori Torino.

http://www.lastampa.it/Torino/cmsSezioni/cronaca/200902articoli/9585girata.asp

Palloni gonfiati.

Vedo e conosco tante persone che a mio modesto parere eccedono nella sicurezza in se stesse. Con questo tormentone della "sicurezza in se stessi" le rivistucole, la trasmissionucole televisive e via dicendo hanno trovato il modo di gonfiare a dismisura gli ego di tanta povera gente. E se non sono riviste e TV allora è una cosa innata e mi fa ancora più paura.

Mai un'ala di dubbio che voli loro sulla testa, mai un ripensamento, mai per un istante il sospetto di aver commesso qualche errore. Al grido di "coerenza" "determinazione" "forza", queste persone non chiedono mai scusa, non si piegano mai, non si sgonfiano mai: hanno ragione e gli altri hanno torto. E basta e stop. Essere miti è una vergogna, essere gentili è stupido, fa ridere.
Faccio un appello ai palloni gonfiati: sgonfiatevi che l'uomo è solo un soffio!

giovedì 19 febbraio 2009

Minestrone.

Quando mia mamma è stata male, i primi tempi, quando non parlava e quando non aveva davanti a sé prospettive di vita normali, quando leggevo su internet di nascosto in ufficio per scoprire cos'era l'afasia e leggevo che era una cosa tremenda, che creava isolamento, stigma e quant'altro, mi chiedevo: cosa davvero diventerà la nostra vita, cosa potrà fare mia mamma? Oggi dopo un anno e mezzo di fatiche, di pianti, di male fisico, di corse al Pronto Soccorso, di visite, di paure, di solitudine, di esercizi, scopro che ha preparato da sola, con le sue mani, un vero minestrone. Con tutte le verdure, i ceci, i fagioli, il grano. Ha letto da sola - testimone mio papà - le istruzioni e ha eseguito tutto alla perfezione. E in più è stata lei a servire a tavola, e io a ringraziarla. E' valsa la pena vivere fin qui per quel minestrone così buono, così saporito che non me lo dimenticherò mai.

Imagine.

Immagino un mondo, un Paese, una Torino magica in cui Giuliano Soria, senza troppi clamori, semplicemente: si pente. In una delle molte riunioni che, secondo i giornali, si stanno susseguendo in questi giorni, lui, in quel mondo che immagino io, non pensa solo a possibili "illustri" "importanti" sostituti per il suo "illustrissimo" e "divinissimo" Premio ma anche, nel segreto di una delle sue molte stanze, pensa ad aprire un file di word e a scrivere di suo pugno, personalmente e non per mano di una delle sue segretarie "capre", a tutti i suoi ex dipendenti, compreso il suo "maggiordomo" e in generale a tutti quelli che in cuor suo sa di aver maltrattato almeno una volta in modo gratuito.

Che bello, ad esempio, se scrivesse: "Ho detto una volta: "Io sono la legge", ebbene, scusa, mi sbagliavo, NON sono io la legge. La legge è una ed è uguale per tutti".

Oppure: "Ho detto una volta: "Quelli come te devono solo fare gli schiavi", ebbene, scusa, mi sbagliavo, tutti abbiamo il diritto a una vita dignitosa e a lavorare in pace per il bene comune".

Che bello sarebbe se lo facesse, e se lo facesse davvero, sinceramente, con il cuore in mano, con il cuore a pezzi. Come l'Innominato che in una notte di dolore, semplicemente si pente.
Ma forse io sono solo un'ingenua? Una "capra"? Una che finirà a "lavorare in lavanderia"?

Acqua acqua.

Sulla bottiglietta dell'acqua naturale qui vicino a me c'è un'etichetta e dentro l'etichetta un tondino e dentro il tondino la faccina di un neonato che guarda il mondo. Adesso che sono a pezzi vedo in quel tondino una speranza per il futuro!

Differenza tra gatto e piccioni.

Ieri mi affaccio alla finestra e vedo, su un tetto, un gatto bianco e nero e una decina di piccioni grigi. Tutti, gatto e piccioni, stavano mangiando da una pozzanghera secca di avanzi gialli. Al rumore della finestra che si apre, il gatto come una saetta solleva la testolina e mi punta con uno sguardo laser che mi paralizza, mi fissa negli occhi. Capisco in quel momento che lui è intelligente, che è attento al mondo, che sente il pericolo, che è curioso e sa che con lo sguardo può soddisfare la curiosità. Sfida il rischio che viene dall'alto verso il basso, sfida i raggi di sole opachi e freddi di febbraio che lo stordiscono, sfida me, sfida l'essere umano.

In questo lunghissimo fermo immagine, in cui ci guardiamo come cow boy, i suoi commensali cosa fanno? Gli fregano il cibo. I pennuti gli sottraggono il pranzo da sotto il muso. I piccioni, in massa, a testa china, zampettando come papere, ottusi come la banalità del male, si riempiono in silenzio la pancia. E il gatto a digiuno, magro, bianco e nero, solo.

Le cose.

Una caffettiera, anche piccola. Un bicchiere, un piatto, una forchetta, un coltello, un cucchiaio, un cucchiaino, una tazzina e uno yogurt. Un tavolo e una sedia. Un pavimento e un soffitto. Una lampadina. Un fornello, una pentola, un rubinetto con l'acqua, almeno fredda. Un frigorifero dove mettere delle verdure e della frutta, un mobiletto dove mettere la pasta, una finestra. Un cuscino con la federa, un materasso, un lenzuolo, una coperta. Due scarpe, due calze, una maglia, una gonna o un pantalone. Una giacca, un telefono. Queste cose sono più o meno le cose di tutti i giorni. Non so gli altri, ma io vivo nel terrore di perderle. Di non trovarle più al mio risveglio.

mercoledì 18 febbraio 2009

Sepolcri imbiancati!

"Guai a voi ipocriti (...)! Voi siete come sepolcri imbiancati: all’esterno sembrano bellissimi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di marciume. Anche voi, esternamente, sembrate buoni agli occhi della gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di male".

(Matteo 23, 4 e sgg.)

Cultura?

"(...) la mancanza di cultura vuol dire mancanza della valorizzazione delle idee, mancanza di idee significa mancanza di pensiero, di attenzione e di analisi. Che sono le cose che ti fanno risolvere i problemi nel lungo periodo, anche se nel breve sembrano inutili. Quando un Paese sta sprofondando, ognuno pensa solo a salvarsi. Il problema è che il modo migliore per salvarsi non è sgomitare, ma riflettere".

(Afterhours in un'intervista su Vanity Fair)

martedì 17 febbraio 2009

Commento su repubblica.it

Ho visto che il mio blog è stato messo a commento di un articolo sulle vicende del Grinzane su repubblica.it, questo spiega le molte visite ricevute oggi. Tengo a sottolineare che quelli che ho raccontato in questo blog sulla mia esperienza di stagista sono fatti da me vissuti in prima persona: è tutto ciò che ho visto io, non è materiale penalmente rilevante e non l'ho mai utilizzato né lo utilizzerò per sporgere alcuna denuncia legale, non avendolo mai ritenuto sufficiente a tali scopi. Volevo solo puntualizzare, non per paura ma per correttezza. Grazie a tutti.

Cosa sognano i pesci rossi?

"Perché quest'anno non poteva essere come quello prima? Perché non potevo restare uno di quei tanti che di posti come questo non ne sanno nulla e mai ne sapranno niente? Non ho mica fatto una domanda speciale per avere questo tipo di conoscenza!"

(da Cosa sognano i pesci rossi, Marco Venturino, Oscar Mondadori Milano 2005)

Mi chiedevo anch'io quando indossavo le scarpette di plastica blu per visitare mia mamma in rianimazione. E me lo chiedo ancora, ogni tanto, come adesso che dorme tranquilla nel suo letto, stremata dalla fatica. Adesso che è un pomeriggio di sole splendente e che si culla nella tregua della sua battaglia quotidiana per la vita, mi chiedo cosa starà sognando?
Sogna bene mammina, sogna solo cose belle.

Sembra un incubo.

Quello che sta emergendo in questi giorni sembra un incubo, sarebbe bello svegliarsi e scoprire che stavamo tutti dormendo:



http://www.corriere.it/cronache/09_febbraio_17/grinzane_annullato_premio_mangiarotti_03e47c96-fcd3-11dd-b299-00144f02aabc.shtml

lunedì 16 febbraio 2009

Illusioni.

Ci illudiamo di vivere in una società che rispetta i diritti umani e civili. Così non è.
Esistono ancora persone che, benché abolita da tempo, coltivano la perversione della schiavitù. Se sono vere le notizie di questi giorni su Giuliano Soria, dobbiamo dedurre che lui, ad esempio, ha immaginato un mondo in cui è normale tenere chiuso in casa un ragazzo una settimana, è normale non pagare un lavoratore, è normale insultarlo, deriderlo, mortificarlo per motivi razziali. E infine, a rendere la cosa più incomprensibile del più oscuro dei misteri, è normale, a fronte di tanto disprezzo, cercare poi di circuirlo. Ma come si fa a voler "amare" una creatura che si odia, che si maltratta, che si umilia in quel modo?

Viviamo in una civiltà, in un Paese, in una città, in una Torino in cui, se sono vere le accuse, il Presidente di un prestigiosissimo Premio letterario di respiro internazionale (ero presente all'incontro con il Nobel Coetzee), il promotore di inziative culturali in difesa delle minoranze linguistiche, di iniziative come Grinzane For Africa (qui il link: http://www.grinzane.it/default3.aspx?ch=4.2.0&cID=4764&sa=detail) è protagonista al tempo stesso di un video in cui è intento a tuonare insulti razzisti - che non riesco a ripetere - contro il proprio "maggiordomo" "factotum". Sui giornali si legge che il ragazzo, sottopagato e privo di contratto, fosse recluso in casa per giorni interi per aver sbagliato un cappuccino. Che Soria cercasse approcci con lui e che al tempo stesso lo chiamasse "capra" e "incapace". Ma com'è possibile che una persona ricca, colta, ammirata da intellettuali e scrittori abbia necessità di lucrare, di infierire così su un'altra persona, su un essere umano? A questo arriva il delirio di onnipotenza? A questo arriva il troppo sapere? Esistono davvero persone di serie A (politici, scrittori) e persone di serie B (impiegati, signori nessuno)? Sì, esistono eccome, dentro le nostre istituzioni, nel bel palazzo del centro.
Ci illudiamo che questa sia una società libera, in cui tutti hanno le stesse opportunità. Così non è.
Ci illudiamo che il lavoro abbia ancora una dignità, così non è.

Quanto a me, ho capito che le vessazioni più o meno pesanti sono dietro l'angolo: vi racconto che non sono scappata solo dallo stage al Grinzane Cavour di tanti anni fa. Sono scappata per esempio anche da un lavoro da baby sitter presso una ricchissima famiglia in Toscana. Vivevano in un agglomerato di tre ville enormi, ciascuna con almeno sei, sette stanze da letto tutte vuote. Senza contare le sale, i bagni, le cucine. Io, in quanto baby sitter, nulla di personale, dormivo in una "casetta" di circa un metro quadrato, senza finestra sostituita da una zanzariera piena di zanzare e ragni e senza interruttore della luce (dovevo inserire la spina ogni volta). Non avevo spazio vitale per mettere i miei oggetti, non avevo orari, non ero considerata una persona ma una cosa che serviva ai bambini. Sono scappata, ma questi ricordi sono rimasti dentro di me. Non ho ricevuto violenze fisiche, ma solo verbali. E non ho capito però perché.

Viviamo in un'Italia in cui chi non sa queste cose si illude che siamo tutti più o meno uguali.
Così non è.
Noi signori nessuno ne passiamo di tutti i colori.

Scene della Torino Brava/7.

Al signore di corso Trapani con le pantofole e la sigaretta è comparso di recende un berretto da baseball sulla testa!

"Sei una tazzina di porcellana dell'ottocento!"

Mi ricordo di questa frase, che mi aveva detto Soria mentre facevo lo stage al Premio Grinzane. E proseguiva..."E io ti distruggerò in mille pezzi!". Se sono vere le frasi che si leggono in questo articolo, pronunciate sempre da Soria nei riguardi del suo impiegato, allora mi ritengo ancora fortunata. Se provo a mettermi nei panni di questo povero ragazzo mio coetaneo mi sento male.



http://www.lastampa.it/Torino/cmsSezioni/cronaca/200902articoli/9529girata.asp

domenica 15 febbraio 2009

Scene della Torino Brava/6.

Mi è venuto in mente un ricordo di un giorno in cui mi trovavo nel bar L'Angelo custode. Al tavolo accanto al mio stavano sedute una ragazza giovane e una bambina piccola di non più di due anni. Mamma e figlia. La mamma aveva un cappuccino, la bambina una pasta di meliga. A un certo punto nel silenzio e nella concentrazione del biscotto, la bambina ha sollevato la testa e guardando la mamma negli occhi ha detto:

- Ti voglio tanto bene mammina.

La mamma si è commossa fino alle lacrime perché non se l'aspettava.

Proseguono le indagini.

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200902articoli/41022girata.asp

Mai raccontare i sogni/8.

Ho sognato di aprire un cassetto e trovarci dentro un gatto rosso addormentato a ciambella!

sabato 14 febbraio 2009

Un anno di blog.

Ieri questo mio piccolo blog ha compiuto un anno. Non avrei mai detto di resistere in questa "inutile" impresa. Ho iniziato a scriverlo perché la malattia di mia mamma mi spaventava al punto da non riuscire a stare più sola con i miei pensieri. Avevo bisogno di condividerli in modo massiccio e quotidiano. Anche quelli più stupidi e insignificanti. Avevo bisogno di parlare e di scrivere tutti i giorni sperando che qualcuno - anche gli estranei - mi rispondesse e mi aiutasse. Mia mamma non sapeva più parlare né capire le parole. Oggi lei stessa legge questo minuscolo blog, lo sa cercare da sola su google. Grazie a lei e a tutte le care persone che lo leggono. Grazie con tutto il mio cuore e la mia anima.

Giuliano Soria e i miei sogni.

http://www.lastampa.it/Torino/cmsSezioni/cronaca/200902articoli/9518girata.asp


Ho "lavorato" due mesi al Premio Grinzane Cavour con un contratto di stage gratuito scritto a penna da me. Restavo tutti i giorni in ufficio fino alle nove di sera e mi era stato chiesto di presentarmi anche il sabato e la domenica per sistemare lo studio del Presidente. Alla mia richiesta di anticipare l'uscita per paura di prendere il bus da sola la sera tardi mi è stato risposto che sotto sotto "mi sarebbe piaciuto essere aggredita da un gruppo di neri". Mentre lavoravo lì non dovevo parlare con alcune persone dell'ufficio perché, scherzosamente, avevano l'abitudine di "crocifiggere le vergini e circondarle di serpenti". Mi è stato anche rimproverato il mio abbigliamento sportivo e la mia tendenza a sorridere a causa della quale, secondo il mio datore di lavoro, sarei finita a lavorare "in lavanderia".

Non ho mai ricevuto molestie fisiche ma sono stata così a disagio, ho respirato una tale aria pesante da scegliere di andarmene prima della scadenza dello stage. Con grande vergogna perché era il mio primo lavoro vero dopo l'Università, con la paura che i miei cari sospettassero che fossi una fannullona e una sfaticata, con l'onta di aver rifiutato un'occasione d'oro in un posto prestigioso, un premio letterario che "anticipava i Nobel". Ho iniziato a sentirmi un'incapace, un'inetta, un'incompetente. Avevo 23 anni e da poco mi ero laureata in Lettere con il massimo dei voti ma soprattutto con una valigetta di sogni coltivati a lungo e con tanto amore per la letteratura, per la scrittura, per la cultura. Quei sogni hanno iniziato a morire lì negli uffici del Grinzane.

Oggi, dopo 5 anni di agonia intellettuale e disillusione, leggo queste notizie e non so più cosa pensare. (e cosa sognare!)

venerdì 13 febbraio 2009

Mai raccontare i sogni/7.

Questa notte ho sognato cinque gatti grossi e grigi simili a piccioni troppo nutriti impilati ciascuno dentro uno scomparto di quei portaoggetti bianchi appendibili di Ikea.

Poi questa mattina alle nove ho visto cinque piccioni veri e grassottelli appollaiati rispettivamente su cinque pali rossi. Coincidenza?

mercoledì 11 febbraio 2009

Camaleon-Pangolin.



Sono un camaleonte e vorrei aderire a questa stanza.

Diventando un oggetto, come una tazza, per non farmi trovare.
Mi rimane aperto solo un occhio, che inumidisco in fretta per non farmi vedere.
Non so se l'ingenuità di questa trasformazione verrà punita.
Sono anche come un pangolino grigio che "si ritrae dal pericolo e dal combattimento" e vedo che le mie squame funzionano contro i grandi animali cittadini. Mi mimetizzo in una matita, in un temperino, in un vecchio rullino di fotografie mai stampate. Sparisco in una pantofola, in un fiore di stoffa, in una vecchissima nuvola di fumo.

martedì 10 febbraio 2009

Rocambolesque.

Ieri al fischio del bollitore dimenticato sul fuoco ho intrapreso una folle e rovinosa corsa inciampando sull'asse da stiro, su un tappetino, su un tavolino per poi precipitare in malo modo contro un muro, raschiare il gomito, fare un giro su me stessa e arrivare al volo davanti al fornello, spegnerlo e infine cadere in ginocchio in cucina a mani giunte. Oggi ho una ferita che brucia e la certezza di essere esageratamente stanca senza aver fatto comunque niente di speciale.

lunedì 9 febbraio 2009

Under.

Mi sento in un acquario, sotto l'acqua. Mi sento così in un azzurro perenne.
Dove camminare è come restare fermi nel cemento.
Dove respirare è come respirare acqua.

Sotto l'acqua: così mi sento e mi sento un pesce. E solo sotto l'acqua va tutto bene.
E va bene perennemente bene.

sabato 7 febbraio 2009

Arancia.


Sono un'arancia
e vorrei spremermi di lacrime.

Vorrei capire se dentro di me c'è qualcosa di buono, come il succo dell'arancia.

E farlo fruttare come il frutto dell'arancia.
Sono come un'arancia. Fuori stagione. E patisco per l'abbondanza di troppe cose che ho
e patisco per la carenza di troppe cose che non ho.

mercoledì 4 febbraio 2009

Torino: Poesia.

Vorrei segnalare questo sito:

http://www.torinopoesia.org/

su cui si trovano tutte le informazioni, le molte iniziative e il manifesto di

Torino Poesia

E' raro e prezioso trovare qualcuno che con tanta passione coltiva, promuove e ama la poesia come i poeti di Torino Poesia e in particolare Tiziano Fratus.

p.s. venerdì alle ore 16 alla libreria Linea 451, convegno Cosa scrivere in versi/ Come scrivere in versi.

Bello!

Mio nonno.

Da undici anni a oggi lui non c'è più su questa terra ma è vivo nei miei ricordi. E non solo: nei miei comportamenti, nei miei pensieri, nel mio modo più vero di essere. Per esempio: lui tardava a togliersi il cappotto quando entrava in un luogo chiuso, lo teneva per lunghi quarti d'ora addosso e solo alla stizzita richiesta di mia nonna si decideva a levarselo e ad acclimatarsi al nuovo ambiente. Anche per me è così. Lui scriveva poesie, anche per me è così. Lui amava sedersi, odiava stare in piedi. Anche per me è così. Odiava anche timbrare il biglietto sul pullman, non ne capiva il senso. Anche per me è così. Lui soffriva molto e dormiva altrettanto. Anche per me è così. Lui faceva fatica a mantenere in piedi i rapporti umani ma amava segretamente le altre persone. Anche per me è così. Lui ripeteva sempre le stesse cose. Anche per me è così. Lui si sentiva incompreso, anche per me è così. Lui non sapeva fare affari, anche per me è così. Lui si sentiva a disagio ovunque tranne che a casa sua, anche per me è così. Lui amava i cibi aspri e salati, anche per me è così. Lui leggeva libri e giornali partendo dal fondo, anche per me è così. Lui era umile, dimesso e solitario, anche per me è così. Lui faceva scelte di vita ben poco redditizie. Anche per me è così. Lui amava fare piccoli regali, come caramelle o oggetti di scarso valore, anche per me è così. Lui sembrava austero ma in verità non capiva al volo tante cose e amava soprattutto le barzellette e le gag, anche per me è così.

martedì 3 febbraio 2009

I'm only sleeping.

"Only when the mind moves unwatched and becomes absorbed in images that tug it as it were to one side does self-consciousness dissolve and sleep with its healing, brilliantly detailed fictions pour in upon the jittery spirit. Falling asleep is a study in trust".

(John Updike, Self-Consciousness, Alfred A. Knopf)

lunedì 2 febbraio 2009

Buonanotte!/3


Yogurt era un bambino gentile ma non si faceva certo intimidire dalla risata contagiosa della signora Risatoni. Era un bambino forte e correva come un furetto. La nonna invece poverina era esausta, sfinita. Con quel poco di voce che le rimaneva gridò Yoguuuuuuuuuuuuuurt ancora una volta. Senza risultati. Yogurt era sparito. Ma dove era finito?

domenica 1 febbraio 2009

Franco.

Franco era un contadino che è arrivato vicino ai 100 anni senza problemi. Beveva vino rosso anziché acqua. Si addormentava davanti alla Formula 1 in TV. Lo schermo della sua TV era verde ma non ci faceva caso. Aveva un trattore e una falce. Il suo naso era così grosso da assomigliare a una vecchia patata. Il suo cappello di paglia non lo nascondeva affatto. I suoi pantaloni blu sembravano comodi, come le sue scarpe marroni. Se ne stava tranquillo nel ricordo della moglie scomparsa tanti anni fa.

Ghiaccio.

L'aria è una lastra di ghiaccio
Il ghiaccio di un tempo assente
non passato non presente non lontano.

L'aria è una lastra di ghiaccio che dalla finestra
entra in casa
e si posa sulle cose, sulle coperte, sulle ossa scoperte.

L'aria è una finestra bianca sulla strada
e tutti gli spigoli della città
tutte le cime dei rami secchi tutti i fumi che si mischiano al cielo
indicano un disegno confuso
che è il mio futuro
che non vedo bene con gli occhi chiusi.

L'aria è la nuvola dove volano i ricordi felici.
L'aria è una cesta rosa sospesa nel vuoto di ricordi felici.
L'aria soffia dove non indovino il destino.
L'aria della sera è un mantello scuro di ricordi oscuri.
L'aria gira intorno al destino e alle ferite scoperte che vedo ancora con gli occhi aperti.