martedì 27 aprile 2010

Raccon-tiny. Piccoli racconti.

Anita era stanca un po' di tutto. Lavorava in una tintoria di Torino. Ma anche stirare le più leggere camicette estive per lei era una fatica. Sentiva male alle braccia e alle gambe, le bruciavano gli occhi, aveva sempre troppo caldo, anche in inverno. La sua unica particolarità era un impermeabile verde pisello, di cui andava fiera. Le sue colleghe a volte la prendevano in giro, ma così per dire, senza cattiveria e sempre quando andava in bagno a fare la pipì, per non offenderla, e perché non erano sicure che l'ipermeabile fosse davvero poi così brutto. Anita comunque era convinta di avere un bell'impermeabile verde, e quella era una certezza. Non guadagnava un granché, e quei pochi soldi li sprecava in caramelle del supermercato e riviste di pettegolezzi.
Un pomeriggio per caso è entrata una ragazza in tintoria e ha chiesto: "Posso attaccarlo in vetrina?". Era il manifesto di una scuola di ballo appena aperta nel quartiere. Sotto al nome della scuola c'era scritto: Lezione di prova gratuita.
Anita non faceva mai niente dopo il lavoro. Però a quella lezione gratuita, forse, poteva anche andare.
E così è stato. Ma senza farlo apposta è arrivata in ritardo, quando ormai la lezione era finita. Non c'era tantissima gente però la scuola era molto luminosa e pulita, si vedeva che era appena stata inaugurata. Infatti le maestre avevano preparato un buffet da offrire ai possibili futuri allievi. E adesso erano tutti lì a bere e mangiare intorno al tavolo.
Anita li osservava da lontano con il suo bell'impermeabile verde.
A un certo punto un ragazzo si è voltato nella sua direzione e le ha fatto cenno con la mano. "Entra entra". Le ha detto. Non si capiva se era un maestro o un allievo. Non era né bello né brutto, ma certamente gentile, con un paio di occhiali tondi e blu scuro. Per un attimo Anita si è chiesta: "Si può ballare anche con gli occhiali?". Ma proprio il tempo di un attimo, perché il ragazzo subito le ha detto:"Vuoi delle fragole?".

Vuoi delle fragole, vuoi delle fragole. Si ripeteva poi quella sera Anita nel tragitto di ritorno a casa. Dopo aver conosciuto gli altri e mangiato anche lei le fragole. Era una sera fresca di aprile. Presto - non proprio di colpo ma tuttavia con una certa rapidità - per Anita sarebbe cambiato tutto. Davvero tutto. E ancora lei non lo sapeva.

2 commenti:

Lu ha detto...

Delizioso! Autarchico, non ho troppo bisogno di sapere come proseguì la storia. Questi Raccon-tiny (chapeau per la trovata GENIALE!!) si vivono in un soffio... Poi, arrivo alla lettura di questo dopo l'altro tuo post intitolato "Semplicità"; così non posso che domandarmi:
Ma se Anita avesse avuto un mini stereo compatto in laboratorio, le cose sarebbero andate diversamente? :-) Chissà...
Ancora complimenti e saluti sorridenti da colei che sai. Buona giornata!

noemi ha detto...

@Lu, ma grazie!! A te e alla fanciulla :D sì, forse Anita se la sarebbe passata meglio con la radiolina, saggia intuizione... !!