giovedì 5 gennaio 2012

I kiwi.


Al colloquio di lavoro, Ilaria era in ritardo. Scivolando sulle suole degli stivali bagnati di pioggia e terriccio, aveva alla fine schiacciato il bottone 10 dell'ascensore del palazzo, respirando con affanno. Perché era entrata correndo, come un maratoneta che taglia il traguardo dopo molti, faticosi chilometri di attesa. Ah. Che faccia stravolta: si guardava allo specchio, in pensiero. Sarebbe davvero entrata così nell'ufficio? Conciata in quel modo? Era un lavoro importante. Aumentava la preoccupazione.

Al primo piano, con movimenti da circo equestre, era riuscita a tirare fuori l'astuccio rosa dei trucchi. Almeno la matita andava sistemata.

Costretta a girare del tutto l'occhio all'insù, in un angolo di specchio, al secondo piano dell'edificio, aveva visto qualcosa. Un sacchetto di carta, in fondo a destra, sul pavimento liscio, pulito e quadrato dell'abitacolo. Nel mentre, un leggero colpo del cuore segnalava l'assestamento della circolazione, dopo la maratona nel traffico, senza neanche l'ombrello. Dov'era l'ombrello? Perso per sempre. Con una mano ancora umida di acqua, aveva infine toccato leggermente il manico del sacchetto, dimenticandosi dell'occhio e dell'ombrello smarrito.

Al terzo piano, Ilaria fissava il sacchetto con attenzione. Cos'era? Di chi era? Una dimenticanza di qualcuno, di sicuro. Da una fessura nella carta color arancio-pastello si vedeva qualcosa. Una piccola morbida curva verde scuro, lanuginosa, simile alla schiena di un passerotto. L'inconfondibile consistenza di un frutto.

Al quarto piano, era certo che il sacchetto conteneva una manciata di kiwi. Quindici, forse venti frutti uno vicino all'altro come dentro un tiepido nido. Un dolce, inconfondibile senso di quiete si diffondeva da loro. 

Al quinto piano, Ilaria aveva afferrato il sacchetto, guardando bene dentro con coraggio. Non saliva nessuno nell'ascenzore: solo lei e i kiwi in quel lungo tragitto verso la speranza del futuro.

Tra il sesto e il settimo piano, aveva deciso di lasciar perdere l'occhio da truccare: non c'era più tempo per nulla, tranne che per la decisione da prendere sui kiwi: che fare? Tenerli, lasciarli in ascensore, portarli a casa? Metterli in portineria: sarebbe stata la scelta migliore. Ma certi giorni, certe volte, in certe circostanze, prima di certi appuntamenti, non è la ragione a muovere le cose, bensì altro.

Al decimo piano, si spalancavano le porte. Ilaria aveva trovato lo slancio per appendere il sacchetto al polso, sistemarsi il cappotto e muovere un passo nella saletta elegantissima. Quel lavoro era il suo sogno, aveva atteso quel momento da tanto tempo. E adesso era lì, con il cuore accelerato, con le frasi pronte da dire, con una possibilità nuova, e c'era il sacchetto dei kiwi.

Doveva pensare in fretta e al tempo stesso lasciar perdere ogni pensiero.
Porterò i kiwi con me. Deciso. Sarà il mio colloquio-con-kiwi. Diceva, quasi come sognando, tra sé e sé.


6 commenti:

Zuccaviolina ha detto...

mi piace questa serie di raccontini bio. Fanno bene alla salute! ;)

M. Pamela Menale ha detto...

"Colloquio-con-kiwi" :) Che bello il passaggio dei kiwi vicini "come dentro un tiepido nido. Un dolce, inconfondibile senso di quiete si diffondeva da loro"! E'il passaggio che preferisco. Le parole sono proprio magiche nel loro trasmettere emozioni, perché sappi che d'ora in poi penserò ai passerotti nel nido quando poserò il mio sguardo su un kiwi!
Grazie!

Heddi Goodrich ha detto...

Caspita, che bello questo raccontino, soprattutto per me che ti leggo dalla remota Kiwilandia. Bravissima!

noemi ha detto...

@Zuccaviolina: ma grazie piccola Marta :) :)

@Maria Pamela: ohhhh :D mi fa piacere!!! Grazie!

@Heddi: un abbraccio a Kiwilandia hehe è vero!!

Senti una Cosina... ha detto...

Anche a me piace molto il raccontino sul kiwi, geniale l'idea di scrivere di scene di vita e dello spuntare improvvisa della frutta, come a volerne ricordare la necessaria presenza nell'alimentazione di tutti. Una serie di raccontini da proporre nelle scuole durante un progetto di educazione alimentare...no??
:)

noemi ha detto...

@Senti una Cosina...: bè, che gentile, grazie mille :) sarebbe bello proporre questi raccontini alle scuola: un sogno...