Ah, dunque: non era
un gentiluomo? Il tempo, intendo.
No, a giudicare da
questo romanzo da poco pubblicato da Minimum Fax e dall'eloquente
titolo: Il tempo è un bastardo, di Jennifer Egan.
E in effetti. Si
comincia e si va avanti per un bel po' a sbalzi temporali, singhiozzi
psicologici, talvolta disastri veri e senza rimedio e a giostre di personaggi che
si rincorrono e arretrano negli anni, dal presente al passato e viceversa.
Gli amici, la
musica, le droghe, la famiglia, i viaggi, l'amore, il sesso. Tutto quanto si
presenta prima e poi dopo: cambiato, qualche volta rarefatto, più spesso
rovinato. E perciò, per quanto il passato ci provi a sembrare pieno di guai, il
presente (il futuro?) ne esce purtroppo sempre sconfitto, e vince lui il primo
premio sul ring dell'amarezza, della decadenza.
Fino a un certo
punto, questo meritato Premio Pulitzer 2011, procede nella tradizione del grande romanzo americano; tra ciò che ho letto di recente, mi ha ricordato un po' Libertà Franzen o il
simpatico L'errore di Glover, di Nick Laird, quest'ultimo forse anche per
affinità di editore o per le atmosfere retrò.
Però, nonostante
tutto, a dire il vero, niente di così straordinario. Nonostante addirittura ci sia un
personaggio che, per ragioni intime sue, beve il caffè inserendo nelle tazzine delle piccole scaglie di oro: wow, suggestivo!
Comunque, dicevamo,
tutto normale. Salvo che poi, a pagina 280: ops, succede qualcosa. Premetto che, personalmente, sono sensibile a certe cose. A certe invenzioni narrative, anche
grafiche se vogliamo. Mi piacciono le sorprese e le forme nuove. Le sperimentazioni letterarie!
E qui, santo cielo,
si entra proprio in un tunnel in cui le parole sono sempre le stesse ma la forma
cambia. L'intenzione si inserisce anche questa nella tradizione
USA e va benissimo. Ma in questa super scrittrice la forma si consolida, si
compenetra con la sostanza, in un passo che si ricava un percorso tutto suo
nella narrazione. Ma di che diavolo
sto parlando?
Bè, scopritelo da
voi, se no a che servono le sorprese.
Buon week end a tutti.
c\_/
4 commenti:
Effettivamente, mi sono trovata anch'io a pensare "Be', forse mi aspettavo qualcosa di più da un premio Pulitzer". Non dal punto di vista della struttura (ho sempre adorato e trovato geniali quegli scrittori che giocano con la linea temporale e con i riferimenti tra le varie storie) e non di sicuro dal punto di vista della caratterizzazione (stupendo come ogni voce di ogni personaggio sia diversa dall'altra pur conservando vividezza)... ma poi? La novità di inserire un documento .pps a mio parere viene sminuita dal fatto che a scrivere è una ragazzina e che questo è il suo modo di esprimersi, non quello dell'autrice (cosa che, io credo, sarebbe stata molto più innovativa). L'innovazione non è tutto, lo so. Da come era stato descritto mi aspettavo qualcosa di rivoluzionario, invece è "solo" un bellissimo libro. :)
@IlariaSR: benvenuta e grazie per l'interessante commento :) sono d'accordo: l'idea dei .pps poteva svilupparsi ancora di più e meglio. Devo ammettere che già così mi ha colpita molto: ma sono facilmente impressionabile hehe concordo anche sul "bellissimo libro" che comunque è già una gran cosa! :)
Grazie per la recensione... anche a me piacciono i romanzi costruiti sul gioco temporale, finora il più bello che ho letto è stato La casa del sonno di J. Coe.
Buon weekend!
@Fedefido: grazie a te, per averla letta :) Buon we a te!
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