Il secondo appuntamento per me, con David Grossman. Avevo già avuto la possibilità di ascoltarlo l'anno scorso, ad Anteprime. Ritrovare questo scrittore così sofferente e così luminoso insieme una seconda volta è stato bello. Ha parlato di Caduto fuori dal tempo, ma non solo. Ha raccontato di quante volte le persone, dopo la morte di suo figlio Uri sul fronte libanese nel 2006, gli hanno confessato di essere rimaste senza parole. In reazione a questo umano fenomeno, lui ha spiegato di essersi messo in movimento, per sconfiggere la paralisi e l'immobilità di una disgrazia di immani proporzioni. Considerato che è impossibile proteggere davvero i propri cari (beloved, che bellissima parola), Grossman ha però scelto di andare avanti e di esplorare, con il proprio lavoro, i luoghi dell'anima che lo spaventavano di più. "Io voglio che i libri mi rendano più debole", ha detto. "La scrittura ti sconvolge e ti mette a nudo di fronte alla vita". Quindi è passato a raccontare della sua florida esperienza di autore di libri per bambini: li alterna ai romanzi, per controbilanciare le emozioni. Gli piace quella "bolla di tenerezza" dentro la quale genitori e figli si immergono la sera prima di dormire durante il meraviglioso rituale del raccontare una storia. I bambini hanno paura di tante cose, un piccolo chiodo sul muro, nella notte di un bimbo, può trasformarsi in un mostro famelico. E lui vuole andare dunque proprio lì, ad alleviare quello spavento, a supportare la melodia della voce di una mamma o di un papà. E a una domanda molto bella dal pubblico sul ruolo dello scrittore, su come debba comportarsi socialmente, ha infine risposto: "La prima responsabilità per un autore è soltanto scrivere una bella storia". Lui queste sue storie le pensa camminando, muovendosi, consumando il tappeto di casa per i molti passi che accompagnano le idee. E nel silenzio. Beppe Rosso ha letto quindi un suo testo. Che mi ha lasciata in lacrime, e senza parole. Si rimane in effetti senza parole per il dolore, per il freddo della vita. Ma anche per il mite tepore e le consolazioni. Quando lo stesso Grossman per tre minuti ha letto un brano in ebraico ho capito che le parole sono un mistero dolce, di cui tutti meritiamo il conforto. |
4 commenti:
Ecco...e poi dimmi come si fa a non sentirti parte delle nostre vite di lettori. Grazie davvero per le parole che ci regali.
p.s.: ho letto il tuo libro che mi è rimasto incastrato dentro come una domanda importante. Prima o poi riuscirò a scriverti una mail.
Un saluto allegro.
@tizianeda: grazie... che bellissimo commento, aspetto, quando vuoi, le tue opinioni! Un abbraccio!
"le parole sono un mistero dolce, di cui tutti meritiamo il conforto".
È appena entrata a pieno titolo tra le mie frasi preferite di sempre.
@Zuccaviolina: grazieeee *-*
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