mercoledì 5 maggio 2010

Raccon-tiny. Piccoli racconti.

"Il ricordo di un ricordo..." Questa canzone che diceva questa frase continuamente alla radio ricordava a Rebecca la propria stessa condizione di persona in cerca del ricordo di un ricordo che non voleva riaffiorare alla memoria. "Impazzirò". Pensava. Perché in effetti è terribile quella condizione in cui non si ricorda più una cosa che però sembrerebbe proprio fondamentale ricordare.
Affettava la cipolla, levando prima la buccia che sembra carta velina infeltrita e poi sminuzzando quella verdura così bianca, così apparentemente innocua eppure letale, perché capace di far piangere e di restare appiccicata sulle mani anche per giorni nonostante i ripetuti lavaggi.

"Il ricordo di un ricordo..."

Lavava il sedano, per fare un brodo vegetale. Che sarebbe servito per un risotto tranquillo per due persone. Tagliava le foglie in cima, le gettava nella pattumiera. Levava a uno a uno gli strati fino ad arrivare al cuore del sedano. Quei piccoli gambi più chiari, che Rebecca ogni volta conservava per sé, per sgranocchiarli cucinando, pelando le carote. Levava strati, a uno a uno. E così sperava di fare con la propria memoria. Ma niente. Il suo cevello vibrava come uno strumento scordato. E "scordato" era la parola giusta. Questo ricordo scordato che non veniva a galla. Proprio come un sasso, che gettato nell'acqua rimane lì sul fondo. Sembra sparito eppure pesa, toglie spazio. "Togliersi un sassolino dalla scarpa". Pensava Rebecca. "Forse devo rievocare questo ricordo con frasi di questo tipo". Ma niente. Forse quel ricordo era più di un sassolino. Era un macigno, ma niente, sparito, svanito nel fiume lento della vita quotidiana. Nel getto scrosciante del lavandino della cucina.

Mah. "Il ricordo del ricordo..." E pelava anche una patata perché così il brodo era più saporito e dopo avrebbero mangiato le verdure in insalata.
"Magari non era niente di importante", ha pensato alla fine sconsolata. E puntando il timer a 12 minuti: la cottura del riso. "Magari invece era una cosa importante. E io non me la ricordo. Mi sento un criceto in una gabbia per criceti. Una trottola che gira sempre nello stesso punto". Diceva e diceva Rebecca e non sapeva invece che entro 12 minuti avrebbe ricordato, e sarebbe andata bene, e si sarebbe sentita molto più leggera.

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