C'è una promessa di autunno lì tra le foglie.
C'è l'aria fresca e un grande cielo blu pieno di nuvole bianche dai nitidi contorni, distinte, euforiche assomigliano agli abitanti di una città azzurra che si mettono d'accordo per la festa o per un importantissimo raduno. C'è la vita che ricomincia, c'è lo stordimento, l'insicurezza che questo comporta ogni anno che passa. C'è la speranza, la paura, le cose nuove, le cose antiche.
E dunque. Decisamente, è proprio giunta l'ora di fare una bella corsetta.
Da un po' non aggiornavo il fantomatico tag "correre" ma in effetti confesso alcuni tentativi di allenamento estivo, sotto l'egida di Lucifero e compagnia bella: dico solo che sono tornata a casa paonazza, piegata in due, gonfia come un piccione ebbro, allucinata come un lontanissimo viaggio psichedelico nell'oltremondo, in tutto simile alla solitaria Curiosity che su Marte cerca qualcosa che nemmeno lei sa cos'è. Insomma, meglio di no. Il momento giusto è questo.
E questo adorabile post sul portale Run Lovers mi ha dato il la per riparlarne, riprendere il file nella mia mente e spero un pochino anche nella vostra, in una parola: per prendermi di nuovo bene con la corsa.
Perché correre, me ne accorgo sempre di più, con il passare del tempo (vedi tag per capire lo stato d'animo precario che mi indusse a cominciare circa 2 anni fa...) diventa un piacere, una cosa bella.
Sto leggendo Open di Agassi con un certo ritardo rispetto all'ondata di passaparola, e, come penso molti lettori, anche io un po' mi identifico, naturalmente con le dovute proporzioni, rispetto a una lunghissima appartenenza (non trovo un'altra parola) a una precisa attività fisica (e mentale) che nel mio caso è stata un'arte marziale praticata da bambina fino ai 23 anni, senza gare né vittorie né sconfitte: ho già raccontato qualche cosa ma poi finito il libro penso che vi dirò qualcosa di più.
Quindi la corsa è sopraggiunta nella mia vita quando però ero già lontana ormai da qualsiasi idea di sport e avevo dismesso il mio kimono da tempo.
Questa dolcissima, faticosa e vitale pratica di correre mi ha restituito quindi un po' della vecchia disciplina e quella percezione di essere all'incirca viva che in genere la gente che lavora da casa perde completamente per strada. E invece io boh forse come il buon Pollicino avevo lasciato dietro di me qualche briciola per poi ritrovare la via verso casa, cioè verso il movimento. L'immobilità mi stava un po' distruggendo e facendo perdere l'identità.
E insomma per farla breve è bello ricominciare un po' a correre dopo una lunga pausa estiva. Ma come dice l'articolo: senza sforzi micidiali, solo con sollievo e divertimento. Fa bene all'umore, fa bene al pensiero oltre che al corpo. Proprio è un modo per raccogliere le idee, rendersi conto che queste (le idee) quando sembravano abbandonarci magari erano soltanto lì dietro l'angolo, svoltata la curva del parchetto cittadino, ad aspettarci, fedelmente.
2 commenti:
Esatto!!!
La corsa è soprattutto una "raccolta", una vendemmia di grappoli d'idee che filtrano per l'inconscio e forniscono energia psico-fisica; forniscono la sensazione di poter disporre del tempo come elastico per i nostri progetti di vita.
Più corri veloce e più spazio mentale percorri, anche all'indietro, nei ricordi del tempo. E così via...
Anche se - si sa - è tutta una questione di chimica: serotonina, cortisolo, dopamina... Così la corsa conquista il suo ruolo di dolce compagna di viaggi...
Se ti va, leggi i mie commenti alle corse con l'Atletica La Certosa (2011-2012), potresti trovare conforto...
Ciao e buon running!!!
Mariano
@marianorum: grazie mille!! vado a leggere volentieri :)
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