sabato 28 novembre 2015

Leggere al buio.


Un reading al buio: è possibile?

Giovedì scorso molto presto la mattina ho preso un treno perché ho ricevuto un invito dalla Fondazione LIA e ci tenevo a onorarlo. La Fondazione LIA si occupa di libri accessibili, ovvero di creare file dei romanzi che tutti noi possiamo trovare in libreria e adattarli alle esigenze delle persone ipovedenti o non vedenti. Le persone non vedenti sono lettori fortissimi. Ma hanno troppo pochi libri a disposizione. Stampare la carta braille ha costi enormi e immaginate che un solo volume di Harry Potter, per fare un esempio, in braille occupa lo spazio di venti tomi. Il che vuol dire che per leggere tre/quattro romanzi un non vedente dovrebbe riempire un garage di carta...

Ecco che gli strumenti digitali in questo caso diventano non un vezzo, ma una rivoluzione. 

Uno dei punti del manifesto della LIA recita: "tutti hanno il diritto di scegliere cosa leggere tra tutto quello che il mercato propone". E ancora: "tutti hanno il diritto di leggere bene, godendo della qualità dei contenuti". E anche: "tutti hanno il diritto di leggere per sapere, per crescere, per evolvere".

Ecco, più che di rivoluzione si può parlare allora di evoluzione. 

Ed è un senso evolutivo pieno di speranza quello che ho percepito quando giovedì, seduta tra i ragazzi di un Istituto tecnico di Milano, ho ascoltato Antonino Cotroneo, insegnante ipovedente e facilitatore LIA spiegare ai ragazzi come utilizza lui alcune tecnologie per questo genere di disabilità. Ci ha spiegato le funzioni di accessibilità dei nostri smartphone, ad esempio. E ha dato una dimostrazione pratica di come lui fosse perfettamente in grado di leggere alla stessa maniera dello scrittore presente in sala, Paolo Colagrande. Si sono letti brani del suo Senti le rane, un romanzo che volevo leggere da un po' di tempo, perché mi interessano le rane (ma questa è un'altra storia) per cui ringrazio di cuore l'editrice Nottetempo per il gradito dono. 

La semioscurità.

La luce; non sempre le gradazioni della luminosità sono accessibili a tutti, e invece è un diritto poter leggere all'intensità che si desidera.

Un segnalibro in braille!

Paolo Colagrande, Senti le rane, Nottetempo

I ragazzi della scuola che come me erano ospiti del percorso didattico di reading al buio al Laboratorio Formentini si occupano di tessile. 

Studiano e lavorano con i vestiti e quindi in sala la metafora è nata spontanea: i libri sono come i vestiti, così come lo sono i diritti. Sono validi per tutti ma si devono adattare alle diverse esigenze. I ragazzi sono dei casinisti, si perdevano in mille chiacchiere, ma quando il discorso si è fatto serio è sceso il silenzio. 



Ascoltavano ed entravano nel buio della storia con una concentrazione che mi ha colpita, mi ha intererita e dato fiducia e senso. Tanto senso.

E alla fine mi è venuta in mente una canzone. Una canzone semplice e d'amore. Se sostituite per un momento al "te" del titolo un amore a vostra scelta, poniamo quello per la lettura e ascoltate e guardate il video sentirete le sensazioni che ho provato io a quell'incontro. Certo, in tema di vestiti, solo una giacca d'oro e dei calzini a pois consentono di dire certe cose, come fa Jovanotti (che, ebbene sì vedrò in concerto ma anche questa è un'altra storia...) in musica senza sembrare matti.

Ringrazio ancora LIA per la possibilità di tornare ragazzina per una mattinata e per lo stupore e la speranza e l'apprendimento che possono fornire le tecnologie. Invito chi può e vuole a sostenere LIA e a diffonderne i contenuti affinché il diritto alla lettura non sia solo un'utopia ma una realtà per i ragazzi delle scuole, gli adulti, i frequentatori di biblioteche e di librerie. E gli innamorati del leggere.

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