domenica 27 settembre 2009

Letture domenicali+tazzinadicaffè.



Esordio straziante al romanzo di Valeria Parrella. Dalla copertina al titolo: trovo che questo sia un libro imperdibile e importante. Copertina perfetta, suggestiva. Titolo altrettanto perfetto, ben incastrato nella storia. Storia che racconta di una mamma single sulla quarantina che partorisce una bimba prematura e che vive il tempo (e lo spazio) dell'attesa tra la vita e la morte. Divisa tra il reparto di rianimazione, dove la piccola giace intubata, e la propria quotidianità sconvolta. Spesso, spremendomi le meningi, mi sono ritrovata a chiedermi quale scrittrice donna del nostro tempo in Italia si potesse annoverare tra gli autori più interessanti e promettenti. E sempre mi sono risposta: Valeria Parrella! Lei riesce, con questo suo primo romanzo, a farci entrare negli interstizi di una vicenda traumatica (io lo so, perché l'ho vissuta al contrario, da figlia di una mamma che è rimasta a lungo nello "spazio bianco" e a lungo l'ho aspettata come la protagonista del romanzo fa con la sua piccola Irene). E ci riesce così bene da distrarci anche con un'altra incursione in una professione oggi più che mai rilevante, quella che svolge la protagonista, di insegnante di italiano in una scuola serale, dove passa in parata un'umanità sofferente e al tempo stesso ricca, misera, dislessica e al tempo stesso portatrice di doni e di speranze. E per di più a Napoli, città nell'occhio del mirino. Città di cui tutti siamo curiosi e lei sa colmare questa curiosità. Gli unici momenti difficili della lettura sono stati, per me, un linguaggio troppo ricercato, in alcuni punti: troppo ricercato per i miei gusti s'intende, e il carattere altrettanto ostico della protagonista stessa. Ostico e forte e coraggioso. Il contrario di ciò che sono stata io stessa in quelle simili circostanze. Ma è anche vero che lei è una mamma e invece io ero e sono ancora una figlia. So che si capisce forse poco: chi leggerà (spero in molti) capirà meglio le mie parole.

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