giovedì 11 novembre 2010

Un pomeriggio in biblioteca.


Un altro pomeriggio in biblioteca!

Dietrich Bonhoeffer. Pastore e teologo tedesco - prese parte alla resistenza antinazista.
A lui è intitolata questa biblioteca. Così oggi ci sono andata. Ero un po' tuonata e il piccolo viaggio sul tram 10 mi ha fatto bene. Peccato che sono scesa alla fermata sbagliata, proprio in the middle of nothing. Ignara del fatto che l'atmosfera lunare mi avrebbe accompagnata poi per tutto il tempo. Chiedendo indicazioni a facce rassicuranti, ho tuttavia raggiunto la mia meta.

Spazi vasti e lattescenti di periferia, in una luce chiara sotto un cielo azzurro che si faceva giallo contando sui più pallidi e autunnali raggi di sole del mondo. E quindi ecco la biblioteca, rifugiata alla perfezione nel suddetto nulla tra alberi in pieno splendore, case alte ed edifici scomposti, grandi, alcuni anche tondeggianti, di cui uno sembra la schiena di un elefante grigio. Eccola.

Sembra una base spaziale sulla luna. Il panorama è un po' quello di un altro pianeta. Entro e le giornate sono così corte che mi sembra già sera. Sarà forse l'aria calda e gli scaffali accoglienti di libri. In primo piano ci sono le riviste. Salendo le scale, si arriva alla sala audiovisivi, passando da un ingresso ovale dove c'è una piccola mostra d'arte. Alla fine cerco e trovo un posto e mi metto lì, in un tavolo tutto per me. A una rapida occhiata, gli altri sono quasi tutti universitari.

Poi a un certo punto da una borsa abbandonata su una sedia squilla un cellulare con la melodia di Mission Impossible al massimo volume: ciò squassa il silenzio e infrange la riservatezza: ci guardiamo tutti e scoppiamo a ridere. Quando smette la musica, mi guardo un po' intorno. E mi accorgo che siamo negli anni Settanta. Le tende, forse, contribuiscono all'atmosfera. Cemento e vetro, più tutta la carta dei libri, mi circondano e mi proteggono, mantenendo al tempo stesso le dovute distanze. Questa biblioteca è austera.

Allora vado via, rimmergendomi nel deserto famigliare della periferia torinese, gli occhi che si acclimatano all'infinito, i lampioni doppi per illuminare di più, la luna che sale e si mette a brillare lontana. Mi infilo nel pullman 14 dopo una lunga attesa insieme a tre adolescenti che fumano e sputano. Il pullman acceso ondeggia e sfila nel nero come una carovana lenta. Mi sento parte di qualcosa che non so definire.

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