lunedì 26 dicembre 2011

Raccontino di Santo Stefano.


Le auto in corsa scintillano fuori dalla vetrina. Si fermano al semaforo, ripartono. Scende la sera di Natale.

Dorota annusa l'aria come un gatto domestico. Gli orecchini nuovi brillano. Chiude gli occhi blu, li riapre. In arrivo, l'ultima cliente prima della festa.

Lavora da un po' in questo centro estetico. Si trova bene. Il suo concetto di bene è ampio. Dorota è generosa, ai limiti del mistero. La prossima cliente è irritabile. Dorota raccoglie le forze: pensa che dopo è Natale, andrà bene. Fabio, il suo ragazzo, l'aspetta a casa. Ci vuole un'oretta a fare le unghie alla cliente. Dorota ha un sapore in bocca di pistacchi. Sistema i gianduiotti nel piatto d'argento-plastica, dove ha sparpagliato nei giorni scorsi qualche stellina di carta, come decorazione. Dorota stacca tutti i pensieri a Natale.

Entra la cliente. Profuma di gelo e di fuori. Ha fretta, come sempre. Dorota ha già preparato tutti gli smalti. Sa che il tempo è denaro. Quale mettiamo, signora? Questo, questo. Rosso. Come l'altra volta. Ho fretta. 

Dorota rimane sorpresa quando le clienti dicono "ho fretta" oppure "non ho tempo". Lei, invece, non sa perché, ha l'impressione di non avere mai fretta, di avere sempre tempo. Una strana cosa, cui non pensa mai.

Con dolcezza, Dorota introduce la mano della cliente nella piccola vasca di acqua calda con le bolle. Intanto chiede come va. La cliente stringe le labbra, le risponde con un cenno e poi di togliere lo smalto vecchio, intanto, dall'altra mano. In silenzio, Dorota esegue l'ordine impartito. 

Squilla il telefono del centro estetico, Dorota non risponde. La cliente sospira: poteva rispondere, dice. Il telefono squilla di nuovo. Dorota si alza, cambia il CD, ma non riesce proprio a rispondere. Ha paura di perdere tempo, sta andando in confusione. La signora è acuminata, imponente e la sua pelle sembra pungere come un riccio.

Finita la manicure, Dorota dice: mi raccomando, signora, aspetti qui tranquilla che si asciughi lo smalto. Le unghie della signora sono bellissime, rosse, luccicano, come pietre marine. 

La signora è di fretta, è di fretta. Soffia due volte sulle unghie dipinte, riflette su qualcosa, gira sui tacchi alti, il rosso è come sangue; dall'esterno, la signora assomiglia a un motore in partenza, rumoroso. Poi dice: va bene così, devo andare, e si infila il cappotto.

Dorota ha un sussulto. Una visione. La cliente si guarda le mani, prima di immergerle nella borsa per prendere il portafoglio. 

Si è tolto. Esclama la signora. Non vedi che si è tolto? Si è rovinato. 

Dorota non ci crede, e ci crede insieme. Cose di Natale, ma che capitano spesso al centro estetico. Ora dovrà ricominciare tutto dall'inizio, e la signora è molto arrabbiata. La musica va avanti. Scatta un'altra volta il semaforo dell'incrocio.

In questa storia, non c'è una morale: solo una piccola verità. 

6 commenti:

Maria Pamela Menale ha detto...

Mi hai letteralmente ipnotizzata! Viene voglia di leggerlo e rileggerlo. Grazie, per un attimo ero da un'altra parte e anche se la realtà descritta è un po' malinconica, è sempre una magia essere trasportati dalle parole in un mondo o in una situazione che solo gli occhi di uno scrittore riescono a vedere. Grazie! Buona giornata!

noemi ha detto...

@Maria Pamela: benvenuta e grazie mille davvero :)

maria vayola ha detto...

Vero, il tuo racconto sposta in una realtà altra, con un alone di quel mistero che circonda la vita di ogni persona a noi sconosciuta.
ciaoo, maria

noemi ha detto...

@maria: grazie grazie per averlo letto!

Zuccaviolina ha detto...

Un raccontino un po' triste, tazzina, ma come dici tu, vero. Molto vero. Grazie. ;)

noemi ha detto...

@Zuccaviolina: ciao ^.^ sì, è proprio così, un po' triste e vero... un abbraccio Marta!!