lunedì 4 gennaio 2010

Bella Napoli.






Il Capodanno a Napoli, sarà la compagnia, sarà la lunga attesa, sarà qualcosa che non so è stata una delle esperienze più belle della mia vita. Bella, proprio bella, senza mezze misure. Senza necessariamente ignorare le piaghe e i lati oscuri e ben noti della città e della regione, ho notato che Napoli è anche una città mite, intensa, elegante e di quelle che ti cambiano la vita. Infatti son qui nel gelo sabaudo da un giorno e ne sento un'insolita nostalgia struggente.

La gente è dolce e premurosa. Non solo gli esercenti ma anche i normali passanti, che hanno piacere di dare indicazioni al turista traumatizzato. Il famigerato traffico, io non l'ho visto, mentre ho contato parecchi caschi sui motorini, parecchi rossi rispettati, parecchie precedenze date al momento giusto. I mezzi pubblici non si sono fatti aspettare e dentro, dal tram alla metropolitana, dal treno alla funicolare erano puliti, più puliti dei nostri di Torino. Inequivocabilmente.
I presepi ovunque ti riscaldano le ossa, ti tendono una mano per dirti: sei a casa, sei in famiglia, sei in Italia. Per non parlare del mistero assoluto nel chiostro di Santa Chiara, la Reggia di Caserta, gli scavi di Pompei.





E infine lei. La pizza. Quello che si dice invece qui è tutto vero. Morbida, superiore. Si sente il pomodoro, si sente la mozzarella, si sente l'anima. Da accompagnarsi con il miglior caffé del mondo: preparate i polpastrelli però, perché ve lo offrono con il manico della tazzina bollente.



La notte, proprio la notte del 31 dicembre in effetti il cielo si illumina a giorno e i botti non mollano mai. Siamo stati svegli fino alle sette sotto quella pioggia di bombardamenti. Fa paura, per chi non se l'aspetta, meglio prepararsi al peggio! Però, l'indomani leggendo fresca fresca di stampa una copia del Mattino, si è scoperto che quest'anno non è morto nessuno per colpa dei petardi. Il 2010 allora inizia abbastanza bene. Tutti ancora vivi.

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