Ogni mattina mi sveglio e vado a lavarmi la faccia e vedo questo dispenser del sapone con la scritta blu "Dove". Non per fare pubblicità occulta, ma quella parola mi colpisce moltissimo. I miei occhi ancora assonnati, con l'aiuto della mia mente fantozzianamente annebbiata, ci producono accanto un piccolo punto interrogativo invisibile. Dove? Come se quel dispenser volesse dirmi: Dove? Dove sei oggi? Dove vai oggi noemi?
Eh, infatti ogni giorno lì mentre mi lavo la faccia, estate o inverno che sia, mi potrei ritrovare a occhi chiusi a Oslo, in Norvegia. Oppure in Somalia o in Darfur. Potrei staccarmi dal lavabo, spaccare tutti i soffitti e i pavimenti del condominio e volare a bordo dello spazzolino da denti fino in India, in Cina o in Australia o in Patagonia. Io consiglio a tutti di farlo. Meglio farlo. Consiglio di riutilizzare la fantasia. Dopotutto questo clima di precarietà ha un vantaggio. L'unico che ci vedo io. Quello di riportarci a uno stadio di sicurezza psicologica pari a quella dell'uomo primitivo. Siamo vestiti bene, da ex bimbi degli anni ottanta. Ma dentro ci arde un tragico fuoco da tenere acceso. Oggi ci siamo, domani chissà. Tutto è da ricostruire. Certe belve sono ancora vive. Magari non ci sbranano le carni, ma ci mettono in pericolo. Meglio scatenare l'immaginazione. Io lo faccio, dai fatelo anche voi!
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