La "corsa ai regali" credevo fosse un'invenzione dei giornalisti del TG. Credevo fosse un'invenzione dei cinici, degli integralisti della lotta al consumismo, un'invenzione degli alternativi. E invece quest'anno mi ricredo. Ho visto di persona gli occhi spiritati e gonfi di certe donne anzianotte in visone vorticare da un negozio all'altro con bramosia stanca ai confini di orione, guardando senza guardare, scandagliando ogni singolo oggetto in agonizzante fretta con radar dell'altro mondo, con rabbia, senza amore. Ho visto mani bianchicce gelate spulciare suppellettili da quattro lire, libri che nessuno leggerà, maglie brutte che nessuno indosserà, profumi puzzolenti che nessuno spruzzerà e afferrarli a uno a uno, guardare il prezzo e riposarli con un'ansia fuori dalla grazia di Dio. Ho visto mogli in trance tirare il carrello, fermarsi a ogni scaffale e vaticinare con frasi sibilline lasciate a metà e rivolte ai mariti incantati dal nulla:
"A Marisa prendiamo...." per poi ritornare ancora e ancora in trance, in ipnosi, reggendo in mano l'ennesimo barattolino, l'ennesima statuina, l'ennesimo panettone artigianale. Ho intercettato conversazioni telefoniche:
"E ppprendigli una cravatta che va sempre bene". "A Luisia e a Federica gli prendo la stessa cosa tanto non si conoscono" "Mi manca solo più Gianluca, non so cosa prendergli, ha tutto".
Beato lui!
Ho visto e ho sentito queste cose perché ero lì, in mezzo a loro, nella calca nervosa che scartabella nelle librerie :"Mah io a Giulia prendo Faletti". Che sposta tutte le cosine carine di Muji: "Secondo te questa per Giovanni?" (niente meno che un'agendina del 2010). La calca che si fa livida e rugosa dopo due ore a camminare nel gelo con le borse avvitate sui guanti bucati, che si incupisce perché compra compra ma il Natale non lo sente più. Ma cosa vuol dire il Natale? Solo fare regali? Senza contare che questi regali sono sempre più brutti rispetto alle cose che compriamo per noi. Mai più belli o uguali. Mah. Io faccio un fioretto. Visto che non riesco a cambiare il mondo, almeno cambiare qualche becera abitudine. E in nome di questo fioretto farò almeno UN regalo BELLO, più bello delle cose (poche) che compro per me. O almeno uguale. E aspetterò di guardare la faccia della persona a cui farò questo regalo, di vedere la "famosa" reazione di chi riceve il dono. E lo farò davvero, col cuore, cercherò di sentire davvero questa sensazione. E se ci riesco sarà quello il mio vero unico regalo di Natale.
"A Marisa prendiamo...." per poi ritornare ancora e ancora in trance, in ipnosi, reggendo in mano l'ennesimo barattolino, l'ennesima statuina, l'ennesimo panettone artigianale. Ho intercettato conversazioni telefoniche:
"E ppprendigli una cravatta che va sempre bene". "A Luisia e a Federica gli prendo la stessa cosa tanto non si conoscono" "Mi manca solo più Gianluca, non so cosa prendergli, ha tutto".
Beato lui!
Ho visto e ho sentito queste cose perché ero lì, in mezzo a loro, nella calca nervosa che scartabella nelle librerie :"Mah io a Giulia prendo Faletti". Che sposta tutte le cosine carine di Muji: "Secondo te questa per Giovanni?" (niente meno che un'agendina del 2010). La calca che si fa livida e rugosa dopo due ore a camminare nel gelo con le borse avvitate sui guanti bucati, che si incupisce perché compra compra ma il Natale non lo sente più. Ma cosa vuol dire il Natale? Solo fare regali? Senza contare che questi regali sono sempre più brutti rispetto alle cose che compriamo per noi. Mai più belli o uguali. Mah. Io faccio un fioretto. Visto che non riesco a cambiare il mondo, almeno cambiare qualche becera abitudine. E in nome di questo fioretto farò almeno UN regalo BELLO, più bello delle cose (poche) che compro per me. O almeno uguale. E aspetterò di guardare la faccia della persona a cui farò questo regalo, di vedere la "famosa" reazione di chi riceve il dono. E lo farò davvero, col cuore, cercherò di sentire davvero questa sensazione. E se ci riesco sarà quello il mio vero unico regalo di Natale.
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