martedì 2 marzo 2010

Milano.

Milano è la mia città! Non è vero, la mia città è Torino. Però quando mi capita di andare a Milano mi sento quasi più a mio agio che a casa mia. Mi ricorda un tempo lontano, i miei vent'anni (quasi un decennio orsono: porca miseria), quando mi intrufolavo a Segrate e sognavo un po' a occhi aperti. Mi ricorda certi improbabili colloqui di lavoro. Mi ricorda la prima e unica volta in cui ho visto Fernanda Pivano. Mi ricorda una certa atmosfera libera, leggera - cui però sentivo di non essere preparata né pronta. Al tempo stesso una strana stanchezza, ma buona. Come quella dei bambini che giocano fino allo sfinimento. E così un po' per passare il tempo, un po' per ritrovare o cercare ex novo tutto questo: eccomi in gita nella capitale meneghina. Giornata splendida (ah ma allora esiste un cielo più atrocemente grigio del nostro!), pioggia, vento e malinconia fantastica! Mi piace girovagare per Milano, in mezzo alla gente tutta presa da importantissimi discorsi. Sono i nostri fratelli "forti", meno contemplativi, più pratici, più cattivi, più sicuri. La stazione bianca, il Duomo senza le impalcature, gli ombrelli colorati, le enormi librerie, i Navigli, i filobus, i vecchi tram. Diciamo che è stata un gita all'insegna dell'understatement, priva di velleità. A me comunque si ammorbidisce il cervello e si sciolgono un po' i muscoli quando vado lì.

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